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    Sabato 23 Aprile - ore 17,00 Sala Gallesio - Finalmarina

    Il grattacielo di Finale

    di Bruno Poggi

    Presentazione del Quaderno n. 5

    Associazione "E. Celesia" Amici della Biblioteca

     

    CopertinaDalla introduzione dell autore:
    Abbiamo la fortuna di vivere in una città dove la Storia ha lasciato evidenti tracce del suo passaggio. Ogni Chiesa, pietra, strada, arco, monumento ci ricordano ogni giorno il nostro illustre passato. Ci sono poi delle storie, magari più piccole, più recenti, che potrebbero essere dimenticate, se non cerchiamo di lasciarne anche modesta documentazione scritta.
    Una di queste è quella del Palazzo, posto a metà circa della Via Brunenghi, che si distingue dagli altri, per lo stile architettonico, ma soprattutto per l'imponenza. In un contesto nel quale, prevalentemente, le costruzioni non superano i quattro piani, esso svetta, verso il cielo, con la sua altezza, per la città fuori dal comune, di circa quaranta metri. Nella vulgata popolare è chiamato semplicemente il Grattacielo, altri lo chiamano, più correttamente, Palazzo Vela, in origine, vedremo sarà denominato Casa a Vela, sicuramente per il suo stile. La zona, definiamola del Quadrilatero, compresa tra Nord e Sud, cioè tra il Borgo e la Ferrovia, e tra Levante e Ponente, tra Via Brunenghi e il fiume Pora, senza soluzione di continuità, era una distesa di orti, rotti qua e là da alcune, rare costruzioni, e da piccoli volumi tecnici e precari, al servizio dei contadini che vi lavoravano la terra.
    La Via Dante non esisteva ancora, e verrà costruita sul finire degli anni 70.  Facile intuire che con la fine della guerra, e la necessità di costruire abitazioni per sostituire quelle vecchie e fatiscenti, non più adeguate al vivere civile, di sostituire quelle distrutte o danneggiate dagli eventi bellici, sarebbe divenuta una zona ad alta espansione edilizia. Non solo, ma negli anni la nostra città ebbe un considerevole aumento della popolazione, basti pensare che al Censimento del 1931 i cittadini erano 9.851, nel 1936: 10.487; per diventare 11.065 nel 1951, 12.823 nel 1961 e infine, senza voler andare troppo avanti, 13.079 nel 1971, si raggiunge il massimo nel 1977 con 14.339 abitanti; da quel momento inizierà il fenomeno inverso del decremento abitativo (censimento 1981: 13.613 abitanti). In larga parte questo sviluppo demografico, che interessa l'intera Liguria, sarà per effetto dell'intenso sviluppo dell'urbanesimo, che riguarderà quasi totalmente la zona costiera; e a Finale Ligure è strettamente legato al potenziamento della fabbrica Piaggio.  A tutta questa gente bisognava dare risposte, ed anche se dopo il secondo conflitto fu costruito molto, all'Amministrazione Comunale del tempo, non parve sufficiente. Procedendo a rilento la costruzione di case di tipo popolare, venne quindi l'idea di costruire una casa, di proprietà comunale, da dare in locazione, con patto di futura vendita. Narrano le leggende metropolitane che il Sindaco Migliorini, primo ed autorevole fautore dell'iniziativa, fosse intenzionato a trasformare Finale in una piccola New York e che andasse ipotizzando, e sperando, case di questo tipo e di costruirne più d'una. Vedremo quindi, passo dopo passo, tutta l'evoluzione della progettazione, costruzione, assegnazione, amministrazione e riscatto del Grattacielo di Finale.

    L'Autore. Bruno Poggi, da sempre appassionato di storia, autodidatta, è autore di varie monografie, dedicate per lo più alla storia del Finalese. Ricordiamo: ACTS: un secolo di trasporto pubblico in Provincia di Savona (2001, scritto con Mauro Rondelli), Storia dell'Asilo Infantile di Finalborgo 1870 (2011), L'Assistenza sanitaria a Finale dall'Unità d'Italia al Servizio Sanitario Nazionale (2012), I Porti del Finale. Dal Marchesato ai giorni nostri (2013), La città di Finalpia attraverso i verbali del Consiglio e della Giunta Municipale (1861-1926). I Drione di Pia (2015).

Sede

via del Reclusorio 3, Finale Ligure Borgo (Sv)
Presidente Giuseppe Testa
Per informazioni: info@assocelesia.it

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